Cari Fratelli e Sorelle, dopo aver scritto alla Città, desidero scrivere a voi che vivete in un Istituto di pena. Ogni anno ci incontriamo per la Santa Messa e attraverso un piccolo gesto natalizio e pasquale: ogni volta è per me motivo di gratitudine e di preghiera. Certamente di vicinanza a voi, che vivete un tempo di detenzione e di riscatto in vista di un nuovo futuro. Penso che in ognuno si affaccino le domande profonde, di cui tutti abbiamo bisogno.
Vivere in modo distratto, presi solo dall’immediato, non aiuta a considerare il dono della vita e della libertà, degli affetti più veri e delle responsabilità comuni. Dietro a ciascuno vi è una storia che non conosco, penso a dolori e rimpianti che si vorrebbe correggere per ricominciare in modo diverso. Questi sentimenti devono rimanere nel vostro cuore, perché saranno luce per il domani. In questo tempo di pandemia globale, l’umanità tocca con mano che è piccola e vulnerabile. Non esiste arma o furbizia per raggirare il virus che sembra beffarsi dell’uomo, e gli ricorda che è fragile come il fiore del campo.
Lo scopo di questa mia lettera è quello di dirvi che vi sono vicino, che fate parte del mio popolo, che prego per voi. Ma vuole essere anche un sommesso invito a leggere questo tempo di paure, di sospensioni e disagi, non solo nella triste cronaca dei numeri di malati e vittime, ma anche nel segreto dei messaggi, degli stimoli a ripensare il senso della vita, le scelte, i modi di vivere, i comportamenti, ciò che veramente conta, il rapporto con Dio, un modo diverso di vedere e di gustare la libertà… Nessuno di noi è padrone assoluto della propria esistenza.
Forse già fate questo cammino dello spirito; comunque, vi invito a continuarlo con speranza. E’ una grande e dura scuola, dove tutti abbiamo da imparare per il presente e per il futuro. Prego per voi, spero di essere nelle vostre preghiere o almeno in un angolo del vostro pensiero, dopo le persone che vi sono più care.
Ai Responsabili e a tutto il Personale di vigilanza invio il mio rispettoso e cordiale saluto. A voi rinnovo la mia stima per il delicato compito, e per il quotidiano impegno di intelligenza e di cuore, affinché la detenzione sia il più possibile ordinata e serena per tutti. Penso anche alle vostre famiglie, che vi sono vicine e che vi sostengono in ogni momento. Insieme ai vostri Cappellani, siate sempre portatori di speranza.
A tutti auguro il dono della fiducia e del coraggio. In fondo al tunnel vi è la luce. Vi benedico.