Ecco alcuni stralci dell’omelia pronunciata da monsignor Di Donna durante la Celebrazione eucaristica in Cattedrale, in diretta streaming e senza concorso di popolo.
«Cari amici, ormai verso la conclusione di questo primo periodo del tempo di pandemia, la speranza è che una volta terminata, medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine e istituzioni continueranno ad aver cura di noi con la stessa passione, competenza e spirito di sacrificio dimostrati in questi giorni, e per i quali li ringraziamo. Anche se, comprensibilmente, lo faranno in forme e orari più adeguati. Ma io chiedo loro di non mollare, e di continuare ad aver cura del popolo, della gente!
Anzi, permettetemi un’ulteriore riflessione. Ah! Se si mettesse lo stesso impegno, da parte soprattutto delle istituzioni, nel combattere un’altra emergenza connessa con quella sanitaria che stiamo vivendo: l’emergenza dell’inquinamento ambientale, che in questo tempo sembra sia passata in secondo piano. Eppure, non si è cessato di morire per inquinamento ambientale in questo tempo di pandemia! L’ultima vittima – la ricordo, come faccio di solito in questo triste elenco dei giovani che muoiono nelle nostre terre – è Stefano, giovane brillante di ventiquattro anni, laureato e sportivo. E’ morto la settimana scorsa: la sua morte non ha fatto notizia, come le altre morti di ragazzi e giovani negli anni e nei mesi passati. I medici erano impegnati nella cura del Covid 19. E’ stato un po’ abbandonato, la sua famiglia ha penato molto.
A questo proposito rivolgo un appello: che gli ospedali, man mano che chiudono, grazie a Dio, i reparti Covid, ritornino al più presto alla loro normalità. Forse comprendiamo che a causa di questa emergenza sono state sospese visite, terapie, anche di malati gravi. Questo deve finire. Una volta che andiamo verso la fine dell’emergenza e della pandemia, si riprendano al più presto negli ospedali le visite, le terapie e la vicinanza a questi malati di tumore, di cancro, delle nostre terre.
E aggiungo un’altra cosa: giustamente si fanno proposte per ricordare i medici e gli operatori sanitari morti in questo periodo, si pensa anche di dedicare loro una giornata. E’ bene, giusto, doveroso farlo. Ma fino a quando dobbiamo aspettare per ricordare i giovani, i ragazzi, morti di tumore e di cancro nelle nostre terre? A quando una giornata dedicata alle vittime dell’inquinamento ambientale, perché non cadano nell’oblio e nella dimenticanza, e siano stimolo per un ulteriore impegno contro l’emergenza ambientale?
Ormai le giornate “dedicate” in un anno non si contano: se non sbaglio, addirittura mi sembra che ci sia una giornata per l’igiene delle mani! E non per le vittime dell’inquinamento ambientale?
Dobbiamo riprendere questo impegno e questa lotta: che questa emergenza sanitaria non ce la faccia dimenticare! Le due emergenze sono molto collegate tra loro: non a caso proprio in questo periodo in cui tutto era fermo, abbiamo visto che l’inquinamento è fortemente diminuito. Le acque del mare e dei fiumi sono tornate più limpide, gli animali hanno ritrovato il loro habitat. Dobbiamo approfittare di questo momento per continuare questo impegno.
In ultimo, faccio mio l’appello del cardinale Crescenzio Sepe, l’altro ieri nel giorno della supplica alla Madonna di Pompei: l’appello all’Inps, alle banche, al Governo. Fate presto nell’assegnare gli aiuti economici: la cassa integrazione, il bonus di 600 euro.
Mi ha fortemente impressionato la dichiarazione di un operatore di call center dell’Inps, che ha ricevuto per giorni centinaia di telefonate disperate di persone che chiedevano spiegazioni sulla mancata erogazione! Uno addirittura si è sfogato: volete che vada a fare qualche rapina?
Capisco le pastoie della burocrazia, ma fate presto! Non è possibile che ci siano persone che da due mesi e oltre stanno aspettando questi aiuti economici già previsti dal Governo.
E‘ un appello accorato di tutti, perché questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria ma economica e morale».