Carissimi confratelli, Gentili autorità, fratelli e sorelle, dopo alcuni mesi nei quali abbiamo sofferto per non poter celebrare la Santa Eucaristia alla presenza del popolo, che comunque è stato sempre presente nella preghiera liturgica, oggi possiamo celebrare, anche se con un numero limitato di fedeli, che potranno accostarsi alla comunione eucaristica in questo santuario dove sono venerate le sue spoglie mortali della beata Pina Suriano.
La vita della partinicese Pina Suriano, di cui celebriamo la memoria liturgica è stata caratterizzata da un amore forte e appassionato per Cristo, dalla sua appartenenza alla Chiesa grazie alla militanza nell’Azione cattolica, dal suo desiderio generoso di contribuire concretamente ad elevare a Dio la società del suo tempo, facendosi strumento di pace e intessendo costruttivi rapporti d’amicizia.
La nostra Beata è stata una donna eucaristica. Sia perché ha anelato ardentemente di ricevere la comunione eucaristica sia perché ha sentito il desiderio profondo di adorare Gesù presente nell’Ostia santa, sia perché lei stessa è diventata un’Ostia che ha fatto della sua vita un’offerta gradita al Signore, suo sposo divino. Al suono delle campane sentiva forte il desiderio di nutrirsi di Gesù presente nel sacramento dell’Eucaristia. Scriveva:” Sentendo la campana… ogni mattina il mio pensiero è di andare a messa e ricevere la Carne Immacolata di Gesù” e ancora: “Nel ricevere Gesù nella S. Comunione mi sento proprio attratta dalla sua mano e a starmene per quanto mi sarà possibile proprio con Lui, pensando solo a Lui, sospirando solo con Lui”.
Soffriva per la privazione dell’Eucaristia soprattutto in estate quando la famiglia si trasferiva in campagna. Scriveva ad un’amica:” Si avvicina il tempo della mia partenza per la campagna e il mio cuore soffre molto… perché non potrò più cibarmi delle carni immacolate di Gesù, né potrò assistere quotidianamente al sacrificio della Messa”. Anche quando sua madre le impedirà di recarsi in chiesa si terrà unità a Gesù e scriverà:” Spesso faccio la comunione spirituale, e col pensiero corro subito al Tabernacolo Santo dove Gesù se ne sta notte e giorno rinchiuso, legato dal suo stesso amore”.
All’amica Maria scrive:” Tu vuoi che io ti parli un poco di Gesù, però a me piace parlare di Gesù nell’Eucaristia. Hai meditato nel mistero impenetrabile dell’amore divino che ha indotto Gesù a farsi schiavo, prigioniero nei nostri Tabernacoli? Guarda attraverso quel velo che lo nasconde ai nostri occhi, dietro quella porta… Egli è lì incatenato dal suo stesso amore.”
Il tema di Gesù “prigioniero d’amore” ritorna spesso negli scritti della nostra Beata. Scrive: “Avviciniamoci dunque alla sua prigione, baciamogli le sue catene, benediciamo le mura che lo trattengono in mezzo a noi, e versiamo lacrime d’amore meditando la sublime e incomparabile schiavitù del Figlio di Dio vivo”.
Nell’invitare le sue discepole ad accostarsi alla comunione eucaristica quotidiana le invita ad evitare il rischio insidioso dell’abitudine, che può essere presente anche in noi. Scrive:” Quando riceviamo Gesù è come immergerci in un abisso di grazia, di amore, di misericordia, di felicità, di beatitudine. Ma avviene proprio così quando riceviamo Gesù? Oh no! Mie care, dobbiamo confessarlo; non è la fame di Gesù Ostia che ci spinge a Lui , ma spesso l’abitudine, non è il desiderio di ascoltare la sua voce divina che ci avvince e ci trascina, ma il bisogno di non lasciare un’azione che rientra fra le abitudini della vita. E poi dopo averlo così ricevuto, nei momenti più preziosi e più intimi, rimaniamo in silenzio, ci diportiamo con lui come uno sconosciuto col quale si vada in viaggio, non come uno sposo e un padre affettuoso. Ripetiamo quelle poche parole imparate, e possibilmente pensando alle vanità, ai capricci, a quello che si dovrà fare, e dopo pochi istanti voltiamo le spalle e addio”.
E’ l’amore per Gesù Ostia che le permette di consegnarsi a Dio come un’ostia vivente pronta ad essere spezzata e consumata per la santificazione dei sacerdoti e la salvezza delle anime. Tutto questo è stato possibile per la beata Piana Suriano perché si è sentita amata da Gesù suo sposo divino e lo ha riamato con un amore appassionato, che è stato provato come l’oro nel crogiuolo della sofferenza offerta per amore. L’amore gratuito e incommensurabile di Dio per noi riusciamo solo a comprenderlo contemplando la vita e alla morte di Gesù, che ci ha rivelato l’amore del Padre.
Con tutta l’autorevolezza di chi ha vissuto l’amore fino all’estremo, Gesù ha potuto dire come abbiamo ascoltato nel Vangelo: “Come il Padre ha amato me, così anche io ho amato voi”. Gesù pretende di aver amato i suoi discepoli come Dio sa amare e di questo amore di Dio dice di averne fatto esperienza.
Nel Vangelo di oggi risuona più volte la parola “amore/amare” e la parola “amici”: questo amore discende da Dio Padre sul Figlio, dal Figlio sui discepoli suoi amici e dai discepoli sugli altri uomini e donne. È un amore che si incarna e si dilata per poter raggiungere tutti. Gesù aggiunge: “Rimanete nel mio amore”. Rimanere in Cristo Gesù significa permettergli di amarci, di farci passare la sua «linfa» che è il suo Spirito, evitando di porre tra lui e noi l’insormontabile barriera dell’autosufficienza, dell’indifferenza e del peccato.
Gesù ci invita a rimanere sempre uniti a Lui, se vogliamo portare frutti. Rimanere uniti a Cristo è la vera esperienza del discepolo: “dimorare” in Lui, sentirsi amato e abbracciato da Lui, non allontanarsi dalla sua tenerezza, attingere ogni nostra forza e capacità dal Suo amore. L’amicizia con Gesù non è qualcosa di sentimentale e di sdolcinato, ma di profondo e di concreto che da senso all’amicizia umana, è qualcosa che ci immerge nella vita reale e che ci portiamo sempre dietro.
Gesù precisa che l’amore non si esaurisce nelle belle parole ma deve concretizzarsi nell’adempiere la volontà del Padre passa attraverso l’osservanza dei comandamenti. Gesù ci dice: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. L’osservanza dei comandamenti non è un dovere imposto, un obbligo esterno, ma un atto libero di riconoscenza per chi ci ha amato fino a donare la sua vita per noi. Solo perché ci sentiamo amati possiamo amare come ha fatto la beata Pina Suriano dell’amore gratuito, gioioso e generoso degli innamorati.
Gesù aggiunge “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia si in voi e la vostra gioia sia piena”. Gesù vuole la gioia vera, la gioia piena, che corrisponde con la santità. A proposito della gioia la nostra beata ha scritto:” Gioia e allegria non sono sinonimi di peccato, ne sono anzi le cose opposte. Dove c’è peccato c’è infelicità. […] Solamente il cristiano vero può avere la vera gioia. Il vero cristiano è quello che vive della vita di Cristo. Il vero cristiano è pieno di gioia. Nostro Signore vuole dei seguaci che sorridono nella vita”.
Oggi dobbiamo chiedere alla Beata Pina Suriano che la comunità ecclesiale di Partinico possa essere una comunità eucaristica che si nutre alla mensa del pane di vita eterna, continua la bella esperienza della adorazione perpetua, si fa pane spezzato per i fratelli e le sorelle bisognosi di cibo, di vestiti, di un lavoro dignitoso ma anche assetati di felicità ed affamati di amore.
L’Eucaristia non è una devozione privata superflua, ma di qualcosa di essenziale per la vita cristiana. Attraverso l’Eucaristia noi entriamo in comunione vitale con Gesù, siamo liberati dalla solitudine e dalla precarietà del vagare nel deserto, siamo strappati dalla nostra condizione mortale e introdotti nel mistero della vita divina per l’eternità.
L’adorazione eucaristica è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi di amore, di verità, di pace, di speranza. Attorno alla mensa eucaristica ci si sente parte di una comunità, si sperimenta fisicamente l’appartenenza a un popolo. La convivialità eucaristica, sta all’origine della nostra fraternità in Cristo. L’attività solidale dei membri della comunità cristiana per alleviare l’indigenza e la solitudine di tante persone in questo periodo di crisi hanno la loro radice vitale nell’Eucaristia come sacramento dell’Amore di Gesù Cristo.
La trasparente testimonianza di questa giovane donna che ha trovato in Gesù presente nell’Eucaristia il polo di attrazione e la sorgente della sua fecondità spirituale ci deve spingere sulla via della santità, che è possibile anche per noi.
E deve spingere i cristiani laici ad un fattivo impegno di ardita testimonianza cristiana nel mondo e ad una efficace creatività missionaria che si alimenti in un sempre più vero e più personale rapporto col Signore.
Il modo migliore per rendere onore alla Beata Pina Suriano è quello di percorrere la sua stessa strada, rispondendo alla vocazione alla santità alla quale siamo chiamati tutti cristiani. Ognuno di noi sulla scia della nostra Beata è chiamato ad essere per la propria comunità ecclesiale e civile, nell’attuale problematico contesto sociale un testimone credibile di una fede viva, di speranza ardente e di una carità operosa.