Carissimi ragazzi e ragazze, non so quanti di voi ci stanno seguendo via streaming. Lo so, l’offerta di video, messaggi, conversazioni, in questi giorni di pandemia è molto alta. Ma chi di voi sta incrociando spiritualmente il nostro incontro è benvenuto. E “Grazie!” a coloro, sacerdoti, diaconi, suore ed educatori, che vi hanno ricordato questo appuntamento della Giornata Diocesana della Gioventù. La nostra Giornata, quest’anno, ha un titolo bello e accattivante, che si trova ne La Divina Commedia di Dante Alighieri: “E uscimmo a rivedere le stelle!” Inferno, XXXIV, 139).
Tutti quanti ma, in particolar modo, voi avete in questi giorni una voglia matta di uscire: vi manca l’incontro con gli amici; i mezzi con cui uscire, la vostra bici, la vostra moto, l’auto; i luoghi di incontro come la parrocchia, l’oratorio, il bar, gli angoli di strada. Arriverà il momento in cui poter uscire, ma credo che questi giorni ci stiano insegnando che possiamo farlo con il pensiero, con lo sguardo e con il cuore. Credo, anzi, che stiamo imparando che uscire non è voce del verbo “evadere”, ma “crescere”: se un giorno non fossimo usciti alla luce dal grembo della mamma, se non fossimo usciti verso la casa, la scuola, la parrocchia, verso gli amici, non avremmo vissuto, né saremmo cresciuti. E c’è un luogo che è immagine e metafora di ciò che ci può far crescere e uscire anche se siamo a casa: un cielo stellato. Ci fa rendere conto che anche una stanza può contenere il cielo, quando esso è abitato da segni, da progetti, da desideri di cambiamento. Credo che il cielo stellato ci indichi delle costellazioni, quelle che sono più chiare nelle sere d’estate. Provo ad indicarvene alcune.
C’è la costellazione del vostro futuro. È lì che vi attende e vi dice che il nostro tempo non si chiuderà con una pandemia, ma continuerà e “andrà tutto bene” perché ci sono stelle che disegnano già il domani: sono quelle delle persone che si stanno prodigando negli ospedali anche a rischio della vita, anzi, tanti medici e infermieri sono morti perché erano lì, a vivere la loro missione in mezzo ai contagiati; e le altre stelle sono uomini e donne che sono usciti non per evadere, ma per continuare a servire la collettività. Guardate: c’è una costellazione nella quale potete intravedere un futuro fatto di responsabilità, professionalità, cura di una grande malata che si chiama “società”, minacciata dal contagio dell’individualismo, contro il quale non ci sono mascherine che tengano e i cui tamponi rilevano egoismo e superficialità. Se scrutate dalla vostra stanzetta vedrete un’altra costellazione: è quella del volontariato. Ragazzi, adulti e giovani che in questi giorni, rischiando, donando tempo ed energie, stanno uscendo di casa per affollare le strade non in un dolce far niente, ma per portare pacchi a domicilio di persone che stanno soffrendo per la crisi economica; che vanno a fare la spesa ad un anziano; che non fanno mancare agli immigrati un panino e un sorriso amico. I volontari della nostra Caritas e delle varie Associazioni hanno già trovato il vaccino per il contagio dell’individualismo. Si chiama solidarietà. Le mascherine servono loro non solo per preservarsi dal Covid-19, ma da quel qualunquismo che dice: “Chi te la fa fare?” o dalle paure di chi ha sempre un alibi – letteralmente, dal latino, uno “stare altrove” – rispetto ad una storia che ci interpella.
E c’è una terza costellazione nel cielo stellato che ci attende: quella di un creato e di un ambiente che hanno trovato nella vostra coetanea Greta Thunberg una persona dallo sguardo lungimirante. Ghiacciai che si sciolgono, temperature tropicali, corsi d’acqua che si esauriscono ci dicono che la luce della costellazione “natura” o, come ci insegna papa Francesco, “casa comune”, nella quale ci siamo tutti, grandi e piccoli, persone, piante e animali, quella luce che tiene accese le stelle è la nostra responsabilità, la scelta di stili di vita sobri, la ricerca di energie rinnovabili.
C’è un’ultima costellazione, che forse è più di un gruppo di stelle, è una vera galassia che le tiene unite: la politica e l’economia o, meglio, una politica che sappia guidare l’economia e non si faccia manovrare da essa. È la politica che attende il vostro interesse, le vostre nuove competenze, le vostre scelte. Che non si nutra di talk show e di slogan, magari lanciata da giornali che in una nazione offendono chi abita sullo stesso “suolo natio”, chiamandoli “terroni”; ma che si alimenti dall’ascolto del bisogno della gente, delle necessità di assicurare benessere a tutti, di pensare ad uno sviluppo sostenibile. Oso dire che la “galassia politica” è quella che permetterà al cielo di essere ancora così bello.
Non preoccupatevi del buio di questo tempo: ci aiuta a vedere meglio le costellazioni. E, dopo averle viste, alziamoci e usciamo con la mente, con il cuore e domani anche con i piedi e con le mani. È l’invito del Papa e, prima ancora, di Gesù: “Giovane, dico a te, alzati”. Ti aspettano queste costellazioni! Ci ha detto il Papa: “Vi ripeto nella mia lingua materna: hagan lio! Fatevi sentire!”. È il mio augurio, fatto con affetto. Prego per voi!