Woman praying and free bird enjoying nature on sunset background, hope concept

Seminare speranza. Il tempo del discernimento nel sociale

Le conseguenze dell’emergenza sanitaria prendono voce nelle domande che in queste settimane attraversano il cuore di tutti e riguardano un futuro che è già iniziato. La riflessione, curata dall’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, continua un’opera di discernimento avviata fin dall’inizio della crisi: accanto alla necessità delle misure di sostegno, ribadisce il valore della formazione delle coscienze alla cittadinanza responsabile e partecipativa, la necessità di invertire alcune priorità del Paese, il dovere di assicurare la tutela della salute di tutti, l’urgenza di uno sguardo giusto e inclusivo rispetto ai migranti.

 

  1. Le preoccupazioni

C’è un gran fermento nel tessuto sociale del nostro Paese in questi giorni di blocco totale da Covid-19. Una buona parte è dovuta alle preoccupazioni che la gente avverte sulla propria pelle. I lavoratori e le lavoratrici, il mondo dell’impresa e della cooperazione, la filiera agroalimentare, i settori del commercio e dei trasporti, il comparto turistico e molte altre attività soffrono: sono in pensiero per l’oggi e per il futuro. Il dolore è aggravato nelle famiglie colpite da lutti e da una malattia che mette a dura prova le persone. E’ a rischio la tenuta psicologica, economica e sociale del Paese. Le domande che nascono non riguardano solo i tempi della ripresa. La ricerca della data di apertura è sempre affiancata da altre questioni: avrò ancora il posto di lavoro? Potrò continuare a portare in famiglia uno stipendio? Riuscirò a pagare i mutui della casa o l’affitto? Ce la farò a mantenere i dipendenti in azienda? Come potrò affrontare i debiti contratti per aprire l’attività? Ci sarà un sostegno economico che consenta di tenere in piedi il progetto di una vita? Come fare se ci si trova esposti al fallimento perché non si hanno alle spalle né un patrimonio familiare né protezioni sociali adeguate?

Sono interrogativi laceranti, perché mettono insieme la propria vocazione umana e quella lavorativa, i progetti economici e i sogni ideali, la vita quotidiana e le prospettive in cui uno crede. Sono sofferenze che chiedono ascolto attento e disponibilità pastorale di accompagnamento.

La questione si fa seria. La politica è intervenuta in una pluralità di forme: la cassa integrazione, il sostegno al reddito dei lavoratori in quarantena o contagiati, l’offerta di liquidità alle imprese, la riduzione del rischio contagio per i lavoratori e il supporto alle famiglie che, con la chiusura delle scuole, devono far fronte a carichi di cura inattesi. C’è poi una fascia sociale che rischia di finire nel baratro dell’indigenza perché già ai margini della società. La dimenticanza di sostegno alle attività del terzo settore è un errore che non ci possiamo permettere, sia per i posti di lavoro che sono in gioco, sia per i benefici sociali al servizio della persona che verrebbero meno.

In questo contesto difficile, poi, accanto al dramma di molti che piangono, potrebbero esserci anche persone senza scrupolo disposte ad approfittarne per chiedere risorse o aiuti di cui non necessitano. Ci accorgiamo di quanto sia importante l’onestà: è soprattutto nella difficoltà che in una famiglia si vede la capacità di mettere al centro il bene di tutti, a partire dagli ultimi e dai più fragili. Gli aiuti devono poter andare in due direzioni: verso chi soffre di più e verso quelle realtà che possono garantire meglio il futuro. Nessuna normativa riuscirà a sostituire il valore della formazione delle coscienze alla cittadinanza responsabile e partecipativa.

(vedi allegato)