Essere giovani al tempo della pandemia: indagine tra gli under 35

Essere giovani al tempo della pandemia: indagine tra gli under 35

Ecco come gli under 35 vivono la crisi sanitaria, come interpretano le misure adottate e le conseguenze prodotte, come guardano al dopo. L’indagine, promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e condotta da Ipsos, è stata realizzata nel pieno della fase 1 dell’emergenza sanitaria, ovvero quella in cui l’andamento della diffusione, secondo i dati ufficiali, stava raggiungendo il picco.

I dati evidenziano una grande consapevolezza da parte dei giovani (dai 20 ai 34 anni) del momento difficile che sta attraversando l’Italia e della necessità delle misure drastiche adottate.
Sulle ricadute di tali misure c’è forte preoccupazione sia per i costi che determinano sul Paese, sia sul proprio percorso formativi e professionale.
“Ma emerge” – come sottolinea Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’indagine, – “anche una grande voglia di reagire positivamente, di guardare oltre la normalità e quotidianità passata (in cui molte cose si davano per scontate), di pensare in modo diverso (e positivo) a se stessi e alle proprie capacità, di riscoperta di valore delle vita e delle relazioni, ma anche un atteggiamento aperto verso il cambiamento e alle opportunità che si possono aprire (pur tra complessità e insidie). Questa energia positiva va sostenuta, incoraggiata e valorizzata, in modo che diventi la spinta principale su cui può contare il Paese per ripartire, non solo superando l’emergenza ma mettendo le basi di un nuovo percorso di sviluppo”.

  • Le misure, il Governo e i partiti

Dopo un primo periodo di resistenza alle restrizioni e forse all’idea stessa della pandemia, ora i giovani sono non solo più consapevoli del fenomeno, ma anche largamente d’accordo con le misure di distanziamento sociale e con la chiusura delle scuole, università e luoghi di aggregazione. In generale si rafforza (di poco) l’immagine del Governo più di quanto non si indebolisca, ma non nelle classi con profilo socioculturale più basso: tra chi si è fermato alla scuola dell’obbligo il 33% riduce la fiducia nel Governo (mentre l’aumenta il 25%). È la fiducia nei partiti ad avere la peggio, diminuita per 4 giovani su 10.

  • Tutto è cambiato. In peggio

La maggioranza degli intervistati pensa che rischi come quello della pandemia Covid-19 siano destinati ad aumentare (concorda il 52,5%, in disaccordo solo il 12,6%, il resto in posizione intermedia). Più in generale, assieme ai timori sull’ambiente si unisce ora quello di esposizione a diffusioni di virus aggressivi. L’epidemia è il segnale di un mondo che espone a nuovi rischi e non un fenomeno passeggero: si è creata, infatti, una rottura nei percorsi individuali abituali e nei modelli sociali e di sviluppo.
Evidente poi l’impatto fortemente negativo sulle attuali condizioni di vita: la maggioranza sperimenta una peggiore situazione economica e ampio è il campione di coloro per i quali sono peggiorate le condizioni di lavoro. In modo ancor più accentuato per le classi sociali più svantaggiate: nel 26,1% il peggioramento economico è stato grave per chi ha titolo basso contro il 14,2% di chi ha titolo alto. Rilevanti anche le ricadute negative nello studio, concentrate maggiormente sugli under 25 (per il 36,5% di questi ultimi le possibilità di adeguata formazione sono peggiorate). Per il 40% degli intervistati c’è almeno un aspetto positivo: è migliorato l’uso del tempo libero. Si sono ridotte le relazioni sociali all’aperto e nei luoghi pubblici, ma ci si trova con più tempo per sé.

  • Meglio non pensare al futuro. Eppure…

Più volte le ricerche dell’Osservatorio Giovani hanno messo in evidenza l’incertezza del futuro. Oggi è naturale aspettarsi insicurezze e timori ancora più gravi. Infatti, quasi la metà si aspetta un domani peggiore e ancor più se si parla di salute e di lavoro. Quando poi si chiede di voltare lo sguardo sull’Italia di domani, tre intervistati su quattro vedono tutto molto fosco: economia, reddito, disoccupazione, persino le tasse peggioreranno sensibilmente. Così come la formazione, la competitività delle aziende e i servizi per le famiglie. Prevalgono le preoccupazioni sulle condizioni del Paese in generale, con impatto negativo indicato da due giovani su tre. La preoccupazione è trasversale su tutte le età e le componenti sociali, ma risulta più accentuata nelle fasce più deboli (si va dal 61,8% dei laureati al 66,8% di chi ha titolo basso).
Meno scontato l’effetto che l’emergenza Covid-19 lascerà sulla reputazione dell’Italia, sulla cura del bene comune e sulle relazioni sociali, voci su cui i giovani si dividono rispetto a potenziali aspetti positivi e negativi.
Nell’orizzonte grigio ci sono però squarci di azzurro. In altre parole, non mancano coloro che vedono la possibilità di trasformare la crisi in opportunità: gli italiani avranno sperimentato migliori relazioni familiari, nutriranno maggiore fiducia nella scienza, avranno più competenze digitali, ci sarà più attenzione alla salute pubblica e godranno di un più efficiente servizio sanitario.

  • Sorpresa: nella crisi c’è anche del buono

Oltre all’impatto materiale e alla percezione di un futuro sempre più incerto, emerge però un quadro inatteso: l’esperienza di una positività da poter mettere in gioco (TAB. 6). Tanto che il 51,5% afferma di sentire di apprezzare di più la vita. Inoltre, sono molti di più quelli che hanno scoperto di poter contare sugli altri in caso di problemi rispetto a quelli che hanno ottenuto l’impressione opposta (31,8% contro 14,8%). Quasi il 30% ha poi sperimentato, con la crisi, opportunità che non immaginava.