Ci sono momenti in cui “le tenebre che avvolsero il Calvario durante la sua morte tornano ad imporsi con tremenda attualità”. Lo ricorda don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, sottolineando che è “il Venerdì Santo della storia umana”, giorno che “ci pone sotto la croce di Gesù, davanti al suo volto sfigurato e al suo corpo senza vita”.
Il nostro pensiero, afferma, “va ai morti di questa pandemia, tante volte invisibili, rapiti come sono stati, sottratti agli affetti, partenze strazianti che aggiungono dolore a dolore nel cuore di chi rimane”, ma anche a “tanti nostri anziani, la cui morte impoverisce le nostre famiglie e le nostre comunità di quel patrimonio di esperienza, di relazioni, di saggezza”. Don Maffeis non dimentica poi “i 100 sacerdoti che il virus si è portato via: vite spese per lo più nel nascondimento e nel servizio, vite che hanno intessuto la storia delle nostre comunità”.
“In un tempo di smarrimento e desolazione, sostiamo ai piedi della Croce: ci accorgeremo che non appartiene solo al regno della morte”, assicura il sottosegretario della Cei evidenziando che “la croce è memoria viva di Colui donando che muore donando se stesso, che avvolge le nostre fragilità e i nostri peccati con l’amore di Dio Padre, quel Padre nelle cui mani si abbandona con fiducia”. “Ci sia data la grazia – conclude – di attraversare questa notte del dolore e dell’angoscia affidandoci al Padre fino a trovare in Lui misericordia e pace”.