Mons. Delpini ai preti: la comunione genera la solidarietà più rassicurante

Mons. Delpini ai preti: la comunione genera la solidarietà più rassicurante

Carissimi confratelli, in queste settimane, insieme con la nostra gente, stiamo attraversando un tempo di desolazione, di tentazioni, di fatiche e insieme un tempo di intensa vita di preghiera, di intraprendenza pastorale, di generosa dedizione. I diversi aspetti di quanto stiamo vivendo non si lasciano comporre in una definizione semplice e comprensiva. Sento però una sincera ammirazione e un immenso dovere di gratitudine per tutto il bene che voi state facendo per la vostra gente in pensieri, parole, opere, in ingegnosi tentativi per raggiungere le persone, in un impegno più intenso di preghiera, di riflessione, di comunicazione, nell’intercedere presso Dio per i vivi, per i malati, per i morti e per tutte le persone segnate da lutti per la morte di persone che non hanno neppure potuto accompagnare negli ultimi momenti della vita terrena. Grazie della vostra testimonianza. Sento il dovere anche di ripetere a tutti voi una parola di affettuoso incoraggiamento con l’annuncio della presenza di Gesù risorto che illumina le nostre tenebre e rende sicura la nostra vita e solide le nostre Chiese. L’aspetto che voglio sottolineare in questo messaggio è la solidarietà concreta che la comunione ecclesiale continua a generare. Le comunità parrocchiali e le istituzioni che da queste comunità sono state costituite – in particolare le scuole di infanzia parrocchiali e in genere le scuole paritarie cattoliche e di ispirazione cristiana – vivono difficoltà economiche gravi. La possibilità di resistere e di superare questo momento difficile è in primo luogo nella solidarietà che nasce dalla nostra comunione. L’ente pubblico, come è doveroso, stanzia somme ingenti e offre forme di assistenza; la Conferenza Episcopale Italiana destina quello che può per istituzioni e persone in difficoltà: sono notizie che guadagnano annunci e titoli in evidenza sui mezzi di comunicazione. Le nostre forme di solidarietà fanno meno notizia, ma sono il veicolo che porta a destinazione gli stanziamenti pubblici e gli stanziamenti CEI e vengono in soccorso anche delle esigenze spicciole che non sono altrimenti soddisfatte. La solidarietà viene dalla comunione che ci unisce, si organizza in forme intelligenti e affidabili, offre e chiede aiuto. In ogni momento di difficoltà c’è di deve essere aiutato e c’è chi può e deve aiutare. Per entrare nello specifico indico le situazioni di difficoltà che chiedono aiuto, indico quali percorsi si possono compiere per ottenere l’aiuto necessario e sollecito chi può a mettere risorse a disposizione per aiutare.

Parrocchie in difficoltà.
Il venir meno della vita ordinaria ha fatto venire meno anche le risorse ordinarie per la vita della comunità (il pagamento delle spese correnti, degli stipendi per il personale e per eventuali interventi straordinari di emergenza). I parroci, rappresentanti legali dell’ente, per ottenere le risorse necessarie devono avviare la procedura per attivare o ampliare i fidi bancari garantiti dalla Diocesi, con la procedura abituale, facendo cioè pervenire la pratica formalmente istruita all’account dedicato. L’ufficio di curia si farà carico di procedere in modo tempestivo per portare a compimento la pratica. Per quanto riguarda il personale si può attingere alla Cassa integrazione alle condizioni previste. Per provvedere a queste difficoltà delle parrocchie povere, che in prospettiva non riusciranno a restituire quanto prelevato con il fido bancario, costituiamo un fondo dedicato all’interno del programma “L’interesse è la comunione”. Questo fondo si alimenta con risorse che potranno essere offerte da parrocchie che dispongono in questo momento di risorse non strettamente necessarie per le loro opere. Devo dire la mia gratitudine perché ci sono parrocchie che hanno già dichiarato la loro disponibilità a contribuire a questa forma di solidarietà che sarà preziosa per un certo periodo. Questo fondo si alimenta con quanto singoli preti e singole persone potranno versare per esprimere solidarietà personale a bisogni istituzionali. Devo dire la mia gratitudine a preti che già hanno contribuito alle esigenze della loro parrocchia con risorse proprie. Io, per conto mio, edificato dal loro esempio ho deciso di versare a questo fondo quanto ricevo dall’ Istituto Sostentamento Clero per questi mesi. I soldi raccolti serviranno in una seconda fase, quando usciremo dall’emergenza, per affrontare quei casi che non riusciranno e riportarsi in equilibrio con le proprie forze. In questa prima fase chiediamo a tutti di usufruire della possibilità di accedere ai fidi garantiti dalla Diocesi.

Preti in difficoltà.
Per le spese straordinarie che devono affrontare in questo periodo, i preti in difficoltà possono trovare le risorse necessarie nelle provvidenze consuete (assistenza della Fondazione Opera Aiuto Fraterno, che guida nell’utilizzo delle polizze attivate, delle forme di assistenza pubbliche) e nel finanziamento che la nostra “cassa comune”, cioè l’Aiuto Fraterno, può offrire. Questa fondazione è sostenuta da noi tutti con contributi volontari. Quest’anno non è stata possibile la colletta in occasione della Messa Crismale, ma possiamo contribuire con versamenti volontari quando lo desideriamo.

Persone e famiglie in difficoltà.
L’epidemia ha impedito di lavorare, lavori precari o irregolari che fornivano il reddito della sopravvivenza, hanno reso difficile, talora drammatica la condizione di famiglie e persone. L’ente pubblico ha messo a disposizione risorse per queste situazioni. Quanto alla nostra Diocesi è stato costituito il Fondo San Giuseppe per la prossimità nell’emergenza lavoro, che riceve le domande di aiuto, le valuta e offre risposte in tempi rapidi, con il minimo possibile di burocrazia. Questo fondo è stato costituito da un contributo iniziale attinto al Fondo Famiglia Lavoro e da un contributo del Comune di Milano e viene alimentato da donazione di Fondazioni, Enti e privati. Le persone che si trovano in difficoltà per già prima della crisi attuale erano in condizioni di povertà possono trovare aiuto nelle risorse di Caritas Ambrosiana attraverso i centri di ascolto Caritas presenti sul territorio. Il servizio dei centri di ascolto Caritas non è anzitutto per distribuire denaro, ma per orientare ad accedere ad aiuti anche in alimentari, medicinali, consulenze specifiche, posti letto nei dormitori. Questo fondo si alimenta sia dei contributi CEI (dall’8×1000), sia delle risorse attinte alle offerte pervenute a Caritas Ambrosiana. In conclusione, mi sembra di poter assicurare che per le necessità delle parrocchie, del personale dipendente e del clero, la solidarietà diocesana mette a disposizione quanto può servire per far fronte alle necessità emergenti in questa situazione di pandemia. È ovviamente necessario segnalare queste difficoltà e seguire con precisione le procedure. Mi sta a cuore che a nessuno manchi il necessario. E anche per questo è importante che tutti, secondo le nostre possibilità, ci diamo una mano. Per le enormi povertà che si stanno creando noi non abbiamo risorse per risolvere tutti i problemi, ma possiamo offrire una “boccata d’ossigeno” e, insieme con l’ente pubblico, aver cura che a nessuno in questa nostra terra manchi quanto basta per mangiare, per dormire, per curarsi. E non possiamo dimenticare chi nel mondo soffre per disastri, miserie, ingiustizie che opprimono interi popoli in molte parti della terra. Noi non possiamo fare molto ma neppure possiamo essere così preoccupati di noi stessi e delle povertà sotto casa, da ignorare le grandi, croniche, drammatiche povertà del mondo. Siamo consapevoli che quello che abbiamo è per la condivisione. La comunione, infatti, genera la solidarietà più rassicurante. Vi ammiro, vi benedico, vi ringrazio.