Mons. Renna: la via rivoluzionaria della misericordia

Mons. Renna: la via rivoluzionaria della misericordia

Ieri sera, al Santuario della Madonna di Ripalta, mi sono soffermato a commentare il gesto della Vergine Odegitria (che indica Gesù-Via) tipico della nostra e di tante altre antiche icone mariane, mettendolo in relazione con il desiderio dell’apostolo Tommaso di toccare con le sue mani il fianco aperto del Risorto per verificare la verità della sua fisicità, e richiamando l’importanza di quei gesti liturgici che non è possibile mettere in atto in questo tempo di pandemia e a cui dobbiamo tornare in maniera nuova, vale a dire i gesti di pace e accoglienza dell’Eucaristia. In questa Domenica della Divina Misericordia, possiamo dire che la nostra attenzione è richiamata non sui gesti di Maria, quelli dell’apostolo incredulo e i nostri, ma su quelli stessi di Gesù. Sono i gesti che vediamo nella immagine della Divina Misericordia e che contempliamo soprattutto nel Vangelo, e sottolineo “soprattutto”, perché dobbiamo ricondurre tutto alla Parola di Dio, nella quale il Signore si rivela. Quella della Divina Misericordia è una immagine a noi familiare e venerata in questa chiesa, è stata dipinta su indicazione di santa Faustina Kolawska, una religiosa polacca che, nel 1931, ebbe delle rivelazioni private in cui il Signore Gesù le manifestava il desiderio che nella Seconda Domenica di Pasqua fosse celebrata la Festa della Divina Misericordia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda: “Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate ‘private’, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di ‘migliorare’ o di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica” (CCC 67). È chiaro che le rivelazioni fatte a santa Faustina, vagliate dal Magistero della Chiesa, sono state ritenute autentiche e stanno arricchendo la nostra spiritualità. La Santa polacca ricevette dal Signore il comando di far dipingere una immagine in cui Egli stesso, il Redentore, aveva indicato che il suo sguardo “è tale e quale al Mio sguardo dalla croce “ (Diario, n. 326), e che “la mano destra è alzata per benedire” (Diario, n. 47). Inoltre dal Cuore, indicato dalla mano sinistra, sarebbero usciti, nella rappresentazione, due raggi: “Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime (quella battesimale n.d.r.); il raggio rosso rappresenta il sangue che è la vita delle anime” (Diario, n. 299). La ricchezza di questa gestualità ci rimanda al senso più autentico della Misericordia di Dio, che risplende sul volto di Cristo e ci è donata nello Spirito Santo: i sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia sono i segni della Misericordia di Dio nella nostra vita, senza i quali noi non saremmo stati immersi nel Suo Amore che rinnova tutte le cose. La Misericordia di Dio non ci abbandona anche quando ci smarriamo e ci allontaniamo da Lui, ed è per questo che, a pochi giorni dalla celebrazione del Mistero pasquale e della memoria del Battesimo, le cui promesse abbiamo rinnovato nella Grande Veglia, noi ci rendiamo conto che tutta la nostra esistenza è avvolta dalla Misericordia di Dio. La rivelazione privata a santa Faustina non fa altro che aiutarci a vivere meglio le pagine evangeliche della parabola del Padre misericordioso, del perdono di Gesù ai suoi crocifissori, dell’amore ai nemici che egli ha comandato ai suoi discepoli. Nel Vangelo di questa Seconda Domenica di Pasqua ci vengono presentati i tratti della Misericordia che rifulgono sul Volto di Cristo. Anzitutto il saluto “Pace a voi!”, che il Risorto dà ai discepoli riuniti nel cenacolo, mostrando loro le mani e il costato. Parole e gesti tra loro intimamente connessi: incontra per la prima volta i discepoli dopo la loro fuga nel momento della prova; li fissa negli occhi dopo che, uno ad uno, si erano dileguati; mostra le piaghe che la violenza umana aveva prodotto sul suo corpo fino a dargli la morte. Nonostante questo, Egli pronuncia parole di pace e riconciliazione. La prova del peccato dell’uomo, della sua violenza, non viene accostata a frasi di rimprovero e di ira, ma di perdono: “dalle sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53, 5), e “nonostante” le piaghe Egli ci saluta con sentimenti di bontà e di misericordia. E poi dice ancora: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così anche io mando voi” (Gv 20,21). Non solo dona la pace, ma li invia a testimoniarlo. Perché dà loro fiducia e perché solo chi ha provato la misericordia di Dio, può testimoniarla agli altri. La croce li ha spogliati dalla loro prosopopea, dalla presunzione, dalla puntigliosità, dalla propensione al giudizio, e li ha resi consapevoli del loro peccato, ma anche del perdono di Dio. E poi compie un terzo gesto: alita su di loro, donando lo Spirito Santo e con esso il potere di perdonare i peccati, un potere che non ha niente a che fare con l’arbitrarietà e la forza, ma è il potere “debole” del Crocifisso. Anche qui, Gesù si fida di uomini che sono stati perdonati, che sono stati graziati dal suo amore perché portino nel mondo la rivoluzione del perdono. Indubbiamente la Misericordia di Dio risulta una realtà sconcertante e rivoluzionaria rispetto ad una visione di un Dio che è giudice, che non viene coinvolto nel dolore dell’umanità, che è lontano sia dal peccato che dalla misericordia. Quante volte siamo tentati di invocare un castigo divino su situazioni di sopraffazione e di violenza soprattutto ai danni dell’umanità innocente. Ma ci fermiamo perché il Dio di Gesù Cristo è un Dio Misericordioso. La Misericordia di Dio invera la nostra conoscenza di Lui e ci fa credere nel Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato, che è di una Misericordia inaudita e inimmaginabile. La Misericordia di Dio rivoluziona il rapporto con la nostra coscienza cristiana. A volte pensiamo di essere perfetti, irreprensibili, di avere peccati meno degli altri, di essere bravi devoti della Madonna, difensori dei diritti della Chiesa e nostri, ma poi non ci rendiamo conto che l’unica cosa vera della nostra vita che possiamo riconoscere davanti a Dio è che siamo dei “peccatori perdonati”. Se noi ci rendessimo conto di quanta misericordia Dio ci ha dato e di quanta ce ne vuole donare, arrossiremmo e diverremmo persone che ripetono semplicemente: “Eterna è la tua misericordia. Io non ho niente di mio che non sia frutto della tua misericordia, della bontà che gli altri mi hanno voluto dare, dei gesti di cura che ho ricevuto”. Guardiamo i malati guariti dal covid-19: quanta gratitudine… La Misericordia, di conseguenza, rivoluziona il nostro rapporto con gli altri. Ci sono persone sempre arrabbiate, pronte al puntare il dito, che si dannano la vita nell’odiare, giudicare, togliere il saluto, dimenticarsi di fare gli auguri. Perché? Perché non hanno compreso che solo la Misericordia porta pace: “Perdono a tutti, ma a quello no!”. Ma Dio ha perdonato anche te. E se sei cristiano, ti manda nel mondo come apostolo della Misericordia, non come un vendicatore. Tu vuoi vendicare, dove Lui perdona?